Edwin Muir

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Edwin Muir (Deerness, 15 maggio 1887Swaffham Prior, 3 gennaio 1959) è stato un poeta, scrittore e traduttore britannico, uno dei principali poeti scozzesi contemporanei a scrivere in inglese[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Targa commemorativa di Edwin Muir nella cattedrale Kirkwall, Orkney
Targa commemorativa di Edwin Muir al Priory Cottage

Edwin Muir è anche ricordato per essere stato il primo traduttore delle opere di Franz Kafka in lingua inglese.[2][3][1]

Dopo aver iniziato la sua carriera letteraria come critico e giornalista, Muir si dedicò alla poesia intorno ai trentacinque anni, e nei successivi tre decenni si caratterizzò per uno stile individuale e visionario indipendente dalla corrente principale della poesia modernista allora maggiormente diffusa,[2]comprendendo nelle sue opere diversi filoni, quali il cristianesimo, gli archetipi junghiani, la mitologia, i sogni, il socialismo e l'ecologia.[4]

Nelle sue opere iniziali si è spesso ispirato ai suoi ricordi d'infanzia nelle Isole Orcadi al largo della nord della Scozia, e sulle differenze tra questo idillio pastorale e la vita urbana traumatica che ha poi vissuto a Glasgow;[2][5]un'infanzia popolata di personaggi da leggenda e storie di diavoli e streghe, che lo portarono a vivere anche in seguito, in tempi e luoghi più attinenti all'eterno che alla realtà.[6]

Muir nacque in una famiglia di agricoltori che lavorò nelle isole Orkney prima di trasferirsi a Glasgow nel 1901 in cerca di sicurezze economiche.[2][5][7][4]

Il nuovo stile di vita cittadino di Glasgow, portò molti problemi alla famiglia di Muir, tanto che il padre, la madre e i due fratelli di Muir morirono entro cinque anni.[2][5][7][4]

A Glasgow, Muir lavorò inizialmente come impiegato d'ufficio e successivamente presso un'azienda di carbonizzazione delle ossa.[2][7][4]

Iniziò a scrivere poesie nel 1913, però subito dopo si impegnò con il giornalismo, collaborando con la rivista New Age (1916)[2][5]

Nel 1919 sposò Wilhelmina "Willa" Anderson, insegnante e linguista,[7] che lo invitò a trasferirsi a Londra,[4][1] per proseguire la sua attività di giornalismo e per seguire un corso di psicoanalisi per affrontare le paure e i sensi di colpa legati sia alla sua infanzia sia alle morti nella sua famiglia e per liberarsi dalle ombre che lo ossessionavano.[2][6][4]

Muir trovò lavorò come impiegato e collaborò con i periodici come l'Athenaeum, lo Scotsman e il Freeman, prima di soggiornare, dal 1921 a Praga e successivamente a Dresda, Salisburgo, in Italia e a Vienna,[2][5][7][4]dove svolse l'attività di insegnante di inglese.[1]

Nel corso degli Anni venti Muir si mise in luce come critico, con opere come Latitudini (Latitudes, 1924)[3][1] e La struttura del romanzo (The Structure of the Novel, 1928),[3] e assieme alla moglie tradusse Gerhart Hauptmann, Franz Kafka e Lion Feuchtwanger, tra gli altri.[2][7][1]

Le sue opere di poesia pubblicate in questo periodo furono Prime poesie (First Poems, 1925) e Coro degli ultimi morti (Chorus of the Newly Dead, 1926).[2][7]

I Muir tornarono in Inghilterra nel 1927, lo stesso anno in cui fu pubblicato il primo romanzo di Muir, La marionetta (The Marionette, 1927), ambientato a Salisburgo e il cui protagonista è un ragazzo ottuso coinvolto da un teatro di marionette, e Muir negli anni seguenti si stabilizzò un po' in Inghilterra e un po' in Scozia.[2]

Negli Anni trenta scrisse una biografia del leader calvinista, John Knox, i romanzi autobiografici I tre fratelli (The Three Brothers, 1931) e Povero Tom (Poor Tom, 1932), incentrati sulla morte della madre e dei fratelli, poesie in Variazioni su un tema del tempo (Variations on a Time Theme, 1934).[2]

Negli Anni quaranta venne nominato direttore del British Council e visse dapprima a Praga, poi a Roma,[5][7][4] e realizzò molte opere poetiche importanti, tra le quali l'autobiografico la storia e la favola (The Story and the Fable, 1940),[3] Il posto stretto (The Narrow Place, 1943), Il viaggio e altri poemi (The Voyage and Other Poems, 1946),[1] Il labirinto (The Labyrinth, 1949).[2][1]

Tornò in Scozia nel 1950, prima di insegnare alla Università di Harvard intorno al 1955[7][4] per poi infine ritornare in Inghilterra per scrivere l'ultima sua raccolta di poesie Un piede in paradiso (One Foot in Eden, 1956).[2][5][3]

Muir morì a Swaffham Prior, vicino a Cambridge, nel 1959.[2][7][4]

Se nelle prime raccolte poetiche le tematiche principali riguardarono la perdita dell'innocenza dopo il suo abbandono delle isole Orcadi, le opere successive furono intrise di allusioni mitiche e bibliche, di folclore, di sogni, della lotta tra il bene e il male, della natura del destino umano, della distruttività del tempo e del potere dell'amore.[2]

Catartica appare una delle sue poesie tarde, intitolata Gli strani cavalli (The Strange Horses, 1956), tragica visione di un mondo distrutto a causa dell'umanità, ma ancora in grado, dopo la tragedia, di ritrovare una nuova innocenza.[6]

Oggi Muir è considerato come una delle personalità fondamentali del moderno Rinascimento letterario scozzese, sia per la sua poesia sia per il suo libro Scott e Scozia (Scott and Scotland, 1936),[3] in cui affermò che la letteratura scozzese avrebbe maggiore successo e diffusione internazionale se scritta in inglese, una convinzione che ricevette qualche critica, come quelle di Hugh MacDiarmid.[5][7][4]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Latitudini (Latitudes, 1924);
  • Prime poesie (First Poems, 1925);
  • Coro degli ultimi morti (Chorus of the Newly Dead, 1926);
  • La marionetta (The Marionette, 1927);
  • La struttura del romanzo (The Structure of the Novel, 1928);
  • I tre fratelli (The Three Brothers, 1931);
  • Povero Tom (Poor Tom, 1932);
  • Variazioni su un tema del tempo (Variations on a Time Theme, 1934);
  • Scott e Scozia (Scott and Scotland, 1936);
  • la storia e la favola (The Story and the Fable, 1940);
  • Il posto stretto (The Narrow Place, 1943);
  • Il viaggio e altre poesie (The Voyage and Other Poems, 1946);
  • Il labirinto (The Labyrinth, 1949);
  • Un piede in paradiso (One Foot in Eden, 1956).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (EN) Edwin Muir, su britannica.com. URL consultato il 31 marzo 2019.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (EN) Edwin Muir, su poetryfoundation.org. URL consultato il 31 marzo 2019.
  3. ^ a b c d e f Edwin Muir, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 31 marzo 2019.
  4. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Edwin Muir, su scottishpoetrylibrary.org.uk. URL consultato il 31 marzo 2019.
  5. ^ a b c d e f g h (EN) Edwin Muir, su bbc.co.uk. URL consultato il 31 marzo 2019.
  6. ^ a b c Edwin Muir, in le muse, VIII, Novara, De Agostini, 1967, p. 150.
  7. ^ a b c d e f g h i j k (EN) Biography of Edwin Muir, su poemhunter.com. URL consultato il 31 marzo 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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